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bordinazioni, a meno che non sia stato invece il legittimo e antico desiderio di aumentare la popolazione con i... «fils du régiment!» I reggimenti fuori della Capitale hanno cinquanta e quelli di Buenos Aires dieci, diciamo così... attachées militari, le quali vivono nel recinto della caserma, o a cinquanta metri dall’accampamento, seguendo i soldati ovunque.

Questa istituzione dovuta certo ad un resto di uso indiano — poichè le donne si trovano in tutte le armate primitive — portata nell’esercito argentino dai numerosi indiani che vi hanno fatto parte, è fomite di mali disciplinari, sui quali è degno sorvolare.

Molto gravi sono le conseguenze di tutte queste svariate cause. Il soldato argentino è generalmente capace di coraggio e di audacia, ma non ha sufficienti doti militari. Marcia pochissimo, e sarebbe appunto la marcia, in una guerra fra la Pampa, l’arma più formidabile. L’artiglieria, creazione nuova, libera dei tristi mali originali, è buona. La cavalleria non riceve quasi istruzione di maneggio, non conosce il servizio d’esplorazione, che sarebbe il suo primo cómpito, e questo avviene anche perchè, in un paese di cavalli, la cavalleria non ha sempre i cavalli! I reggimenti della Capitale, si può dire che siano i soli regolarmente montati; quelli ai confini normalmente sono... a piedi. Quando c’è necessità si manda loro una cavallata — una mandria — si montano, e via!

Il Commissariato è allo stato embrionale; i servizî logistici non sono organizzati. Le condizioni dell’esercito scemano il valore delle cifre nei quadri della difesa nazionale. Ai dodici battaglioni di fanteria, agli undici squadroni di cavalleria, alle sei batterie di artiglieria che comprendono 8691 soldati, si aggiunge la fantastica cifra di 438,894 uomini della Guardia Nazionale, ma tra mausers, remington e carabine non vi sono armi che per la metà circa, riducendosi così alla metà anche il valore numerico.