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errori e difetti dell’emigrazione italiana 155


ambiente, la cui brillante appariscenza la sua semplice mente non può sondare, essa si sente inferiore; ritiene come un torto proprio l’essere diversa; ne prova umiliazione, e tende a far scomparire ogni diversità modificandosi. E tutto questo perchè la nostra è una emigrazione di braccia, un'esportazione di muscoli, e troppo poco — in proporzione — d'intelligenza. Gli intelligenti nelle masse sono come i graduati nell'esercito, una piccola minoranza che guida, non fosse altro con l'esempio, che unisce in un'azione comune. Togliete gli ufficiali ad un esercito d’eroi, ed avrete la fuga più vergognosa. L'esercito dei nostri emigranti manca di ufficiali, e si sbanda, e si arrende alla spicciolata, subito, cedendo bene spesso quell'arma potente che si chiama «dignità nazionale».

Gli apprezzamenti che vado facendo si riferiscono al complesso della nostra emigrazione, s'intende; grazie a Dio si trovano per tutto dei fieri italiani, i quali prima d'ogni altro riconosceranno la loro dolorosa impotenza di fronte alla massa. Dopo d'avere constatato i trionfi gloriosi del lavoro italiano nell'Argentina, possiamo bene rilevare spassionatamente qualche nostro difetto, nel quale si possono trovare le cause di alcuni mali della nostra emigrazione.



L'emigrazione nostra, così com'è, fa pensare all'esportazione d'una materia prima destinata ad essere trasformata ed adoperata. Subisce tutte le influenze senza resistere perchè è ignorante, cioè debole, e miserrima, cioè disarmata. In queste condizioni appena giunge ad immettersi nella nuova società, ne occupa l'infimo posto, ossia il più disprezzato. Laggiù nella