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38 l’argentina e gli italiani

vore ad imprese d’ogni genere — le ferrovie, per esempio, e i lavori delle «Acque correnti» — pur di guadagnarci sopra, abbandonando così il paese, mani e piedi legati, allo sfruttamento straniero, senza speranza di redenzione. «Après nous le déluge» — pareva che dicessero, come altrettanti Re Soli, i governanti argentini!

E il «déluge» non s’è fatto aspettare. È caduto sotto forma di crisi universale. Lo stato dell’Argentina è grave, ma non disperato. Solo spaventa questo: che se la prosperità effimera creata dalla speculazione epilettica, è scomparsa, non sono però scomparsi il lusso e altri malanni che ne furono la conseguenza. I quali quando si attaccano ad un uomo come ad un popolo mettono troppe radici per guarire presto. Specialmente se non sono curati. E qui non lo sono, almeno quanto occorrerebbe.