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le basi dell’oligarchia argentina 59


condanne arbitrarie eseguiti contro gli oppositori, persecuzioni poliziesche, maltrattamenti, ferimenti, assassinî. A prestar piena fede ai giornali i più diffusi vi sarebbe da inorridire. Dai luoghi desolati dalle elezioni arrivano loro notizie di treni assaltati dalla polizia per arrestare gli avversarî del Governo che vi viaggiano, di prigionieri posti alla tortura dei ceppi, di spedizioni di soldati armati di remingtons inviati in tutti i dipartimenti di una provincia con l’ordine di non lasciarsi sfuggire l’opportunità di fucilare gli avversarî (Prensa 11 e 12 febbraio).

Certo è che in questi periodi di fermento politico la vita pubblica si svolge sotto il più tirannico dei regimi. In certe provincie è un vero regime del terrore. I giornali di opposizione sono talvolta assaltati, le macchine spezzate, i redattori minacciati di morte, come è avvenuto a Chacabuco e durante le ultime elezioni di San Juan. La mancanza di giustizia rende possibile ogni violenza. Durante queste elezioni, che hanno fatto versare tanto sangue, la polizia ha assassinato nel suo stesso domicilio il direttore del giornale El Censor, colpevole di reato d’opposizione. Questi delitti hanno fatto sfuggire al più autorevole giornale argentino una frase caratteristica: «Dalla frode e dalla tranquilla esploitation delle posizioni ufficiali non è ammissibile che si passi al regime del terrore, alla legge del pugnale e della corda» (Nacion, 8 gennaio). Pare che la frode e la tranquilla esploitation siano... ammissibili!

Intanto si procede alla formazione delle liste elettorali. Mancando uno stato civile in regola, le iscrizioni si fanno volta per volta, alla domenica a mattina, nell’atrio delle chiese parrocchiali, dove il registro è depositato sopra un tavolo fra due vigilantes che sonnecchiano e i membri d’un Comitato. Gli elettori iscrivendosi dichiarano a quale partito appartengono. Lo scopo di questa usanza è chiaro: le sole iscrizioni