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60 l’argentina e gli italiani


bastano a dare la più ampia idea della situazione, e le manovre poi si possono fare a ragion veduta. Se il partito «legale» è un po’ deboluccio, si rinforza con un po’ di nomi. Se alle elezioni non si presentano gli elettori, si fanno figurare gl’iscritti come votanti. Nel marzo passato, nelle elezioni di Santiago de l’Estero, a Quebrachos concorsero alle urne il giudice di pace, il commissario di polizia e suo figlio e vi lasciarono.... mille e tanti voti. Il falso diventa usuale. Non c’è controllo: i giudici si guardano bene dall’ascoltare i reclami di illegalità perchè essi stessi nascono quasi sempre dall’illegalità.


E si viene alle elezioni. Qui entrano in scena i caudillos, uomini che, per il prestigio della criminalità, godono di ascendenti sulla parte infima della popolazione criolla, la quale forma quasi esclusivamente la massa elettorale. Il caudillo porta in campo le sue forze al servizio di questo o quel partito, come un capitano di ventura. Queste forze vengono dalla campagna, dalla prateria, spesso semiselvaggie, gauchos, ignoranti sempre, che considerano le elezioni come un carnevale, un’epoca di godimento e d’impunità (se stanno dalla parte governativa). Arrivano nelle città ostentando il loro armamento di rivoltelle e di coltelli intorno alla cintura, e incomincia il terrore dei pacifici cittadini. Tipi sinistri percorrono a cavallo le vie, insultano i passanti, spingono la cavalcatura sui marciapiedi e talvolta nei negozî. Spesso si fermano a mangiare e bere nelle fondas, poi non pagano, bastonano chi protesta e se ne vanno gridando: Viva el Gobernador! — il grido che è il sesamo apriti della circostanza.