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Gaspara Stampa. 35


L’uso della maschera facilitava i ritrovi, le chiese stesse servivano assai più a convegni profani che a contemplazioni religiose. E poi vi era, sopratutto, quella rilassatezza morale che rendeva lecita ogni cosa.

Gaspara non fa punto mistero del suo amore, e pur con caste parole ne rivela la sensualità. Ciò che non farebbe, credo, una fanciulla ai giorni nostri! e allora nessuno pensava a stupirsene.

Ma la povera Gaspara, che ha fatto intero sacrificio di se stessa al suo amore, trova assai presto le spine sotto le rose. Collaltino, o fosse di carattere prepotente e capriccioso, o fosse poco innamorato, — e questo mi pare più verosimile — faceva pesare sull’amante la durezza delle sue pronte collere, dei suoi superbi fastidi.

Ella non se ne lagna. Anche il tempo non è sempre bello; ora splende il sole, ora piove...

Io assimiglio il mio signore al cielo
meco sovente. Il suo bel viso è il sole,
gli occhi le stelle, e il suon delle parole
è l’armonia che fa il signor di Delo.

Le tempeste, le pioggie, il tuono e il gelo
sono i suoi sdegni, quando irar si suole;
le bonacce e il sereno è, quando vuole
squarciar dell’ire sue benigno il velo.

La primavera e il germogliar de’ fiori
è, quando ei fa fiorir la mia speranza,
promettendo tenermi in questo stato.