Pagina:Luigi di San Giusto - Gaspara Stampa.djvu/64

Da Wikisource.
60 Luigi di San Giusto

rella, le amiche, che vorrebbero toglierle dal cuore quell’infelicissimo amore, la ammoniscono a non credere a quelle fallaci promesse. Ella è come una quercia urtata da contrari venti; non sa più che credere:

Or m’affidan le carte del mio bene,
or mi disperan poi le altrui parole.
Ei mi dice: Io pur vengo; altri: Non viene.

È in questi versi così spontanei che ella è più cara. Nei momenti di speranza, di fede rinata, quando dice con infinita tenerezza:

Egli è ’l dittamo mio, egli risana
la piaga mia, e può far la mia sorte,
d’aspra e noiosa, dilettosa e piana.

Son quasi sei mesi ch’egli è lontano. Nell’ultima lettera egli promise di tornare, o almeno di mandarle un messo con notizie certe di lui. Anassilla aspetta e non vede giungere nè il signore nè il messo. Nuova temenza le punge il cuore; che sarà accaduto? quale intoppo? Ah, forse egli non pensa a lei, l’assenza disgiunge il cuore di lui dal suo!

Poichè egli non viene, venga dunque la morte, a trarla fuori della vita amara!

Ma, ecco, quando più ella s’impazienta e si si dispera, ecco finalmente l’annuncio del prossimo certo ritorno dell’amante. Ella non trova più sufficienti parole a dare sfogo alla sua gioia.