Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/47

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l’italiano e lo straniero baluardi non sorgono, quando reciproci mallevadori e liberi custodi de’ proprj diritti, veracemente la giustizia faccia sì che i popoli possano chiamarsi e sentirsi fratelli.

Ma noi onoriamo altresì nel patrio poeta il tipo eminente, in cui più cospicue risplendono alla luce del genio le caratteristiche etniche e psicologiche della nostra stirpe; una glorificata sintesi di quelle impronte di razza, che la santa natura sigillò nell’anima nostra, perchè non possa smentirsi in eterno la genesi nazionale della gente trentina. L’intera opera poetica del Prati è quasi uno sfavillante cristallo, donde tutta la nobiltà e la genialità del nostro popolo traluce con iridescenti scintille di gemma.

Nè io temo che questa mia affermazione possa sembrare a nessuno frivola o vanagloriosa. I veri figli della terra trentina non possono essere vanagloriosi; le patrie sorti hanno provveduto a dar loro l’austera educazione della lotta e dei sacrifizj. I veri figli della terra trentina non possono essere frivoli; hanno sofferto troppo.

Ma in mezzo a tutte le nostre iatture, abbiamo avuto in retaggio da Dio una corona più invidiabile d’ogni prosperità, più preziosa ancora del genio: il carattere; e tutti i colpi della sfortuna non sono serviti che a renderlo più forte, più adamantino. Or bene, si aprano i volumi del Prati, si osservi la sua mente poetica, il suo animo patriottico, la sua fede religiosa. Quale incrollabil fermezza ne’ suoi principj! Qual felice coerenza ne’ suoi sentimenti! Quale indomita fedeltà a tutti i suoi ideali!

Egli non mutò bandiera giammai. Dal ’43, quando sciolse il primo canto politico con la poesia ordinatagli da Carlo Alberto per una fanfara militare, al ’78, quando