Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/14

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modeste soddisfazioni, ci avvenne ben presto di riflettere alla difficoltà immensa del costringere in un solo grande lavoro una massa di documenti così svariati ed alla difficoltà anche maggiore di trovare, in Italia o fuori, un editore animoso che si assumesse un giorno la stampa d’un’opera divisa necessariamente in non pochi volumi. D’altra parte il materiale mantovano, che è da anni tutto raccolto ed ordinato e che risulta di parecchie migliaia di documenti, esige dei riguardi tutti particolari. Non avviene qui come in molti, anzi nella più parte, dei casi, che dai documenti si possa spremere il succo e ridurre a poche pagine ciò che si rileva da un cumulo di vecchie carte; no. I documenti da noi raccolti hanno quasi sempre un carattere di intimità così singolare, che permettono di addentrarsi nei costumi, negli usi, nella vita insomma reale non solo della Marchesana nostra, ma di tutte le persone della sua corte o che più si onorarono della sua benevolenza; essi aprono uno spiraglio, e talora ben più d’uno spiraglio, atto a osservare ed a dominare quelle anime complesse del Rinascimento. Nella maggior parte dei casi questi documenti non si possono riassumere, sarebbe anzi un indizio imperdonabile di cattivo gusto e di imperfetta coscienza della storicità il riassumerli.

Mille particolari preziosi per la storia del costume, mille tratti caratteristici nei quali, a dir così, si profilano quelli spiriti, sfuggirebbero a chi, pur di far il libro, si appagasse di riferire soltanto i risultati di questi documenti. Il carattere intimo di essi fu, del resto, già rilevato dal Baschet, dal Gregorovius, dal Braghirolli e da quanti altri li conobbero in parte. Non comunicandoli