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internazionale, avendo avuto l’esplicito assenso di tutte le potenze rappresentate, ma specialmente quello inglese.

Eppure, non fosse stata la miopia e la debolezza dell’Italia e dei suoi governanti di allora, l’Inghilterra non sarebbe stata molto propensa ad offrire la Tunisia alla Francia, perchè, poco tempo prima, aveva fatto esplicita offerta al Governo italiano di discutere sugli interessi italiani ed inglesi in Tunisia, in Tripolitania ed in Egitto. Il Depretis aveva senz’altro accettato la proposta di Lord Derby, per «la conformità degli interessi italiani e inglesi». Ma, essendosi questo ministro dimesso, il Cairoli non ne parlo più. Questo silenzio fu giustamente interpretato da parte inglese come disinteresse della questione da parte dell’Italia, imprevidente e rinunciataria, anche se debole politicamente e non robusta economicamente.

Tuttavia, è da ritenere che l’Inghilterra a Berlino avesse fatte alla Francia proposte piuttoste vaghe, circa la Tunisia; in quanto che la prima non vedeva di buon occhio ogni ingrandimento della seconda nel Mediterraneo occidentale. Infatti, il 7 agosto 1878, lord Salisbury, pur riconoscendo di aver avuto con Waddington, plenipotenziario francese, «parecchi sodisfacenti colloqui e di essersi intrattenuto di Tunisia, essi, d’altra parte, non ebbero importanza». Ed aggiungeva, sempre scrivendo all’ambasciatore d’Inghilterra a Parigi, lord Lyons, che: «L’Inghilterra non à ne avrà mai interessi propri a far prevalere nella Reggenza e non si opporrà alla legittima e crescente influenza francese. Tuttavia fece notare a Waddington a Berlino, che, oltre la Francia, c’è anche l’Italia che può vantare la vicinanza della Tunisia il cui governo à certamente rivolto la propria attenzione sulla Reggenza; ma il gebinetto inglese non si è ancora potuto formare una opinione sulla posizione che potrà prendere