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l’Italia relativamente al paese in questione, non essendovi stato alcuno scambio di comunicazioni con quello di Roma».

In sostanza, purchè si fosse saputo agire con oculatezza e con fermezza ardita, sì sarebbe potuto evitare lo scacco di Tunisi, tanto più che, in data 17 Luglio 1880, Gladstone, nuovo ministro inglese, scriveva a Lyons, fra l’altro, che: «l’ambasciatore francese è venuto ad intrattenermi della questione di Tunisi per esplorare l’animo mio. Egli protestò che la Francia non desidera un ampliamento di territorio, ma vuole esercitare un’esclusiva supremazia sul debole governo della Reggenza...». Ed aggiungeva, inoltre che: «Per il governo della Regina la Tunisia è una provincia dell’Impero Ottomano; ma l’Inghilterra non vede con gelosia l’influenza che la Francia, per la sua potenza superiore e per la sua civiltà, vi esercita.»

Dunque l’Inghilterra, benchè in un primo momento avesse promesso, forse con sconsideratezza, era ritornata sui suoi passi, per impedire che la Francia riuscisse ad impossessarsi della Tunisia; evidentemente, la pedina, nel suo gioco mediterraneo, era quella dell’Italia; ma l’Italia sembrava fosse tutta quanta assorbita dai gravi problemi interni, che, certamente, non erano pochi. La Francia, adunque, precorse l’Italia e — come ormai si sa da tutti — col pretesto della instabilità della frontiera, algerina dal lato della Tunisia, per le incursioni dei Crumiri, l’occupò con grave danno e commozione d’Italia.

Certamente, il Cairoli se non poteva tutelare con la forza gli interessi d’Italia in Tunisia, avrebbe potuto farlo con la diplomazia, non accontentandosi, come pur fece, di sole parole. Infatti, quando in Italia si seppe dell’occupazione — come si diceva — temporanea della Reggenza, senza menomare l’integrità di essa, lasciando