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dei propri interessi per intromissioni di terzi. Sciaguratamente, un anno dopo, questa inesperta, tentennante e rinunciataria Italia, si rifiuta d’intervenire anche in Egitto accanto alla stessa Gran Bretagna: questa rinunzia fu talmente grave che Francesco Crispi, saputala, si affrettò a scrivere al Mancini, per indurlo ad accettare.

La lettera, che qui sotto riportiamo, è spedita da Londra e porta la data 29 luglio 1882.

«Mio caro Mancini,

Sono dolentissimo che hai declinato l’invito d’intervenire in Egitto. Voglia Iddio che il tuo rifiuto non sia causa di nuovi danni all’Italia nel Mediterraneo. Bisognava accettare senza esitazione. Quando Cavour ebbe fatta l’offerta di unirsi alle Potenze occidentali per andare in Crimea non vi pensò un istante. Il Governo del piccolo Piemonte ebbe quel coraggio che oggi manca al Governo d’Italia.

Il tuo affmo

Francesco Crispi.»

Il rifiuto d’intervento in Egitto non fu dettato al Mancini se non da pochezza d’animo; perchè, diversamente, egli avrebbe dovuto accettare senz’altro, tanto più che una alleata come l’Inghilterra non era proprio da tenersi «a gabbo». Ora era evidente o, per lo meno, sarebbe dovuto esserlo, ad un uomo di Stato che si rispetti, che se la potente Inghilterra si era rivolta all’Italia lo aveva fatto perchè, stante la preponderanza francese in Mediterraneo per l’occupazione recente della Tunisia, essa temeva un ulteriore ingrandirsi della potenza francese. Se, adunque, il Mancini ed il Governo italiano del tempo avessero bene riflettuto sul da farsi, considerando le ragioni che spingevano l’Inghilterra ad allearsi con l’Italia