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e cioè che una nazione che occupa un territorio coloniale ha il diritto di espandersi ai lati di esso, non aveva certamente perduto di vista il Marocco, ad onta delle dichiarazioni esplicite del Ferry al Menabrea, dichiarazioni delle quali si è già parlato.

Francesco Crispi, scaltrito dalle precedenti promesse francesi, non prestando fede alle assicurazioni date dal Ferry, il 4 maggio 1887 stipulava un trattato di alleanza con la Spagna. A questo patto, formato di tre articoli, aderirono più tardi Germania ed Austria-Ungheria. Benchè sembrasse diretto contro la Francia, non si deve negare che l’art. 2 suonava così: «Abstention de toute attaque non provoquée, ainsi que de toute provocation.»

Voleva l’Italia, con questo trattato, salvaguardando gli ingenti interessi spagnoli al Marocco, salvaguardare anche quelli suoi, essendo potenza mediterranea, a cui era stata inferta una ferita per la Tunisia. Ad ogni modo, questo trattato durò quattro anni e non venne rinnovato perchè la Spagna era sopratutto legata economicamente alla Francia.

Il Governo italiano, presieduto dal Crispi, che aveva assunto la direzione della politica estera nel 1887, cercò di influire sul sultano del Marocco d’allora, Mulài el Hàssan, il quale accettò ben volentieri i servizi che l’Italia era pronta a rendergli. Così fu visyo commissionare ai cantieri navali italiani la prima nave da guerra marocchina, l’incrociatore «Bascir»; come pure furono gli Italiani ad impiantare una fabbrica d’armi ed una zecca a Fes (Fez). Ora questo aumento di prestigio dell’Italia dimostrava chiaramente che, volendo e sapendo agire con oculatezza e fermezza, era possibile far pesare la volontà dell’Italia, nelle necessarie e fatali competizioni internazionali. Ma bisognava saper manovrare, quando occorresse, le alleanze e farle valere.