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I Francesi di Gibuti, dopo l’errato non intervento in Egitto, pensavano di rifarsi nel Mar Rosso, tanto più che l’Italia si era finalmente decisa a muoversi anch’essa. Agli Inglesi non erano ignote le mire di costoro, i quali tendevano ad ampliare i loro possessi di Obock-Gibuti. Pertanto, occupano subito Bèrbera e Zeila, apprestandosi anche ad occupare Tagiùra; ma i Francesi ve li precedono.

L’on. Mancini, quello stesso che non era voluto intervenire in Egitto, accortosi dell’errore, si sforzò di porvi riparo e, quando lord Granville, vide la situazione grave e con tendenza ad aggravarsi, per gelosia della Francia, si rivolse di nuovo all’Italia.

Massaua, in quel tempo, attraversava un momento critico, perchè i Dervisci avrebbero potuto occuparla da un momento all’altro, tanto che Nubar Pascià, governatore egiziano di essa, chiedeva truppe di rinforzo ed una nave da guerra.

Ma lord Granville, questa volta, fu più discreto del 1882, temendo di aver un secondo rifiuto, come pur sarebbe stato da prevedere. Il 28 settembre 1884, fece tuttavia capire al Catalini, Incaricato d’affari italiano a Londra, che avrebbe gradita assai la cooperazione dell’Italia con l’Inghilterra nella difficile impresa attuale.

Allora il Mancini volle precisare, scrivendo a Costantino Nigra, ambasciatore a Londra, in data 28 ottobre 1884. Egli, in sostanza, avrebbe voluto conoscere le intezioni della Gran Bretagna, nel caso che l’Egitto fosse costretto ad abbandonare Massaua e cioè se «dobbiamo ritenere che essa vedrebbe senza gelosia una modesta estensione del nostro possedimento, e preferirebbe che nel tratto di costa che ho dianzi accennato fosse stabilita, se non mercè estensione territoriale, almeno in altra forma da determinarsi, l’autorità dell’Italia, per la quale i cordiali rapporti dell’Inghilterra sono oramai costante tradizione politica».