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La modesta estensione, in verità era fin troppo modesta: si trattava di Beilul, dove era avvenuto l’eccidio della spedizione Giulietti.

Lord Granville rispose che gli Inglesi erano «disposti a far buon viso» alla modesta estensione italiana nel Mar Rosso. Ma che, in gni caso, «il governo di S. M., non potendo pensare a disporre di ciò che non gli appartiene, ho soggiunto al conte Nigra (il Granville scriveva infatti al suo ambasciatore a Roma) che sarebbe stato desiderabile un accordo su ciò con la Porta».

La chiusa di questa dichiarazione fece mancare l’ardimento al Mancini, preoccupato sempre di astratte questioni giuridiche, tanto che, lui giurista, non fu capace di dare una assetto giuridico definitivo alla nuova modesta colonia italiana. Egli, infatti, il 22 dicembre 1884, riceve una comunicazione del conte Nigra, in risposta ai non pochi dubbi da lui stesso sollevati, dopo la risposta di lord Granville. Il Nigra, nel suo rapporto, scrive, tra l’altro, quanto appresso: «Io posso soltanto dichiarargli — aveva detto lord Granville — che il governo di Sua Maestà, dal canto suo, non ha obbiezioni da solletare contro l’occupazione italiana di qualche punto della costa fra Beilul e Massaua, inclusivamente, subordinatamente però, per quanto riguarda il secondo di quesi porti, a certe determinate condizioni stabilite nel nostro recente trattato con l’Abissinia».

Dunque, l’Italia — si sarà detto il Mancini — à facoltà di occupare il porto più importante del Mar Rosso! Sembrava un sogno. Ma, riflettutoci bene, venne a capo della... generosità inglese e si avvide che essa era dettata dalla necessità che l’Inghilterra aveva di aiuto nella pacificazione del Sudàn. Invece, il vero scopo della Gran Bretagna l’abbiamo accennato di sopra. D’altra parte tutto fa supporre che mai il Mancini facesse l’offerta di intervento