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1886; ma, quando si chiede al Negus il luogo d’incontro egli fissò Borumièda, località distante un cinquanta giornate di marcia da Massaua. Inutile aggiungere che la missione Pozzolini non accettò l’invito, visto e considerato che il Negus aveva, per giunta, mutato parere.

Gli Italiani, nel frattempo, avevano occupato Uaà e Zula, in cui s’erano fortificati. Il Negus aveva intimato di sgombrare questa località, mentre Ras Alula si portava a Ghinda a circa 60 chilometri da Massaua, intimando a sua volta al generale Genè di sgombrare Uaà e Zula: siamo ai primi di gennaio 1887 e gli eventi precipitano. Ras Alula, infatti, aveva trattenuti come ostaggi il conte Salimbeni, il tenente Savoiroux ed il maggiore Piano, che si accingevano ad esplorare il Goggiàm.

La pronta risposta del Genè fu l’immediata occupazione di Saàti da un distaccamento, dislocando inoltre a Moncullo, tra Massaua e Saàti, una colonna al comando del tenente colonello De Cristoforis, il quale sarebbe dovuto accorrere di rincalzo al presidio di Saàti, nel caso che venisse attaccato.

Il Ras Alula, con forze più che preponderanti (circa 10 mila uomini) attaccò Saàti il 25 gennaio ma venne sanguinosamente respinto. Naturalmente, covò la vendetta: il giorno dopo se ne presentò l’occasione propizia.

Il De Cristoforis mosse con la sua colonna di 500 uomini da Moncullo a Saàti, di scorta agli approvvigionamenti del forte; Ras Alula, con i suoi 10 mila armati, lo attese al varco, sull’altura di Dogàli, presso Saàti.

La lotta fu epica ed il valore dimostrato in quel frangente dagli Italiani restò leggendario, perchè, quando dopo il combattimento vennero i rinforzi, trovarono i 500 eroi giovinetti tutti allineati, come fossero schierati per una parata.

Tutti caddero morti per più ferite; solo un’ottantina,