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chia dichiarasse esplicitamente a quali diritti di sovranità intendesse non rinunziare, dato che essa ne vantava tuttora in Algeria in Tunisia, in Libia.

Il colpo — come si può agevolmente osservare — era tanto magistrale che lo stesso ambasciatore di Francia fece di tutto per dissuadere la Sublime Porta a non insistere nelle richieste di cui sopra: in tal modo, il Crispi aveva definitivamente scongiurato ogni attacco diplomatico da parte di qualsiasi nazione, proprio come, in breve tempo, aveva rialzato il prestigio dell’esercito italiano, specie nei confronti degli Abissini, che stanno adesso in ottimi rapporti anche con l’Italia di Mussolini.

La convenzione per la navigazione nel canale di Suez fu, quindi, firmata senza atto addizionale, il 29 ottobre 1888.

Il Negus — come s’è visto — aveva dichiarato la guerra santa in tutto l’impero contro Dervisci ed Italiani. La notizia era stata confermata da Sir Gerard Portal il quale era andato in missione da lui, a nome della Regina Vittoria, ossia per indurlo a riconoscere senz’altro i recenti acquisti fatti dagli Italiani. Ma il Negus fu irremovibile: si dovette, quindi, pensare a combattere. Fu per questo che il Corpo speciale d’Africa era forte, sul finire del 1887, di 20 mila uomini, ivi compresi 5 mila uomini tra indigeni ed irregolari.

Visti fallire tutti i tentativi pacifici, e riuscita vana ogni pressione amichevole presso il Negus, gli Italiani cercaloro vano di approfittare di ogni occasione per sfruttarla a vantaggio. Proprio ora, Menelìch, re dello Scioa, pretendente al trono d’Abissinia, aveva fatto capire all’Antonelli di essere disposto ad allearsi con l’Italia contro il Negus, purché gli fossero fornite armi, ed armi moderne. Infatti, sul finire del 1887, gli vennero consegnati in dono mille fucili. Menelìch incominciò a raffredarsi con Negus Giovanni e si avvicinò all’Italia.