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Roma unitamente ai suoi stessi inviati, col trattato firmato, soggiungendo che «i territori che S. M. domanda non ho nessuna difficoltà ad accordarli, se è stabilito da Dio che quei paesi dovranno un giorno appartenermi».

Ma le cose sarebbero dovute andare assai per le lunghe se un evento imprevisto non fosse venuto a capovolgere la situazione: il Negus Giovanni, cambattendo contro i Dervisci a Metemma, ferito gravemente, era spirato lo stesso giorno, ossia il 10 marzo 1889. Conosciuta tale notizia, Menelìch preparò il suo esercito per invadere gli Uollo-Galla, dove si sarebbe dovuto proclamare re dei re.

Infatti, non avendo il Negus Giovanni lasciato nessuno erede, fu relativamente facile a Menelìch di proclamarsi Nègus Neghàst, con l’aiuto dell’Italia, e poter così realizzare il suo sogno. Intanto, l’Antonelli era riuscito a fargli firmare il trattato che fu detto di Uccialli (2 maggio 1889), nel quale, in virtù dell’articolo 17, l’Italia otteneva il protettorato sull’Etiopia. Questo articolo era del seguente tenore: «S. M. il re dei re d’Etiopia consente di servirsi del governo di S. M. il re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze e governi».

In quanto ai territori, Menelìch aveva mantenuta la sua parola; ma il comando militare italiano, accortosi che il territorio richiesto era insufficiente ad una eventuale ed efficace difesa, chiese ed ottenne tutto lo Hamasièn, anzichè quello settentrionale soltanto. Così, senza colpo ferire, l’Italia conquistava un vasto territorio ed otteneva la preponderanza negli affari d’Abissinia; cosa quest’ultima, che non poteva andare a genio a molte potenze interessate, non diciamo gelose.

Il nuovo imperatore d’Abissinia inviò in missione in Italia Maconnèn, il quale, dopo aver ottenuto un prestito