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di un milione di talleri (4 milioni di lire), consentì al Crispi che fosse fatta una rettificazione dei due territori, prendendo a base il possesso attuale. Questa convezione addizionale, firmata a Napoli il 1 agosto 1889, non piacque a Menelìch il quale veniva apertamente accusato dagli altri Ras e Negus di vendere il Paese all’Italia; ad ogni modo, l’Antonelli riuscì ad ottenerne egualmente l’approvazione.

Menelìch, adunque, era amico dell’Italia e tale si sarebbe sempre conservato, se si fosse agito con discernimento e tatto. Se non che, il generale Baldissera, che aveva sostituito il San Marzano, fu a sua volta sostituito dal generale Orero, al quale il primo ministro italiano aveva commesso di tenere alto il nome ed il prestigio dell’Italia. Il che non voleva affatto dire che bisognasse urtare la suscettibilità degli Abissini, con atti inconsulti e con spedizioni militari, più o meno brillanti, ma inutili e dannose al prestigio ed al buon nome italiano, appunto perchè non richieste da inderogabili necessità militari o politiche.

Infatti — non si sa bene perchè — l’Orero intrapprese di sua inziativa una marcia su Adua, con 4.500 fucili. Quest’azione riuscì, ma le conseguenze furono incalcolabili; sia perchè l’Italia incominciò a prestar fede a quanto avevano detto il Robilant ed il Minghetti, certamente in buona fede; sia perchè gli Abissini del Tigrè, che ancora non avevano voluto riconoscere il nuovo imperatore, incominciarono a sospettare che veramente l’Italia avesse comprata l’Etiopia, per il tradimento di Menelìch.

Il Tigrè, quindi, si tenne volutamente lontano dalle influenze italiane, temendo di intenzioni malevole dell’Italia verso di esso.

L’Orero, non potendo essere punito, trovandosi tuttavia