Pagina:Macaluso Aleo - I primi passi dell'Italia in Africa, 1932.pdf/64

Da Wikisource.

venne pacificato l’Acchelè-Guzai. Ma Mangascià restava ostile tanto che bisognava diffidare di lui.

Il Baratieri, saputo che Mangascià aveva accolto i ribelli di Bahtà Agòs, intimò che fossero consegnati; il Ras tigrino non rispose ed il generale italiano si preparò alla lotta. Ci furono proposte di pace da parte tigrina proposte alle quali il Baratieri non prestò ascolto, tanto che i due eserciti si scontrarono a Coatìt, dove avvenne un sanguinoso combattimento, in cui i contendenti mostrarono molto accanimento e non poco accorgimento: i Tigrini, tuttavia, furono costretti a ritirarsi, sia a cagione delle gravi perdite subìte, sia per difetto di munizioni. Il Baratieri allora, approfittando della ritirata di Mangascià, lo inseguì sino a Senafè, cannoneggiandolo, in guisa che il Ras fuggì precipitosamente sconfortato ed impaurito.

La campagna del 1894-95 contro l’Abissinia finiva, adunque, a totale vantaggio dell’Italia. Ormai, pur troppo, si avvicina a grandi tappe l’urto violento e tragico fra l’Italia e l’Abissinia; urto che avrà il suo sanguinoso e memorando epilogo nella infelice ma gloriosa battaglia di Abba Garima, comunemente detta di Adua.

Il Baratieri, dopo la vittoria riportata su Mangascià, fece occupare l’Agamè da un’alleato dell’Italia, Agòs Tafari e, di lì a poco, egli stesso occupò Adigràt. Occupata la quale, il 3 aprile 1895, entrava in Adua accoltovi festosamente dalla popolazione. Il generale italiano, per dare maggiore risalto a tale pacifica occupazione, si recava poco dopo in visita ad Axùm, città santa dell’impero salomonide. Le sue intenzioni sarebbero state quelle di annettere alla Colonia Eritrea tutto il Tigrài; ma il Governo non era di questo parere, vuoi perchè Menelìch si era fatto più minaccioso, vuoi perchè non si volevano nè, forse, si potevano affrontare nuove gravi spese.

Tuttavia, essendosi recato in Italia per prendere accordi