Pagina:Macaluso Aleo - I primi passi dell'Italia in Africa, 1932.pdf/71

Da Wikisource.

— 359 —


Alla Contessa Ersilia Caetani-Lovatelli, che presiedeva un comitato di dame, scrisse tra l’altro: «il pensiero è gentile, ma non può essere pratico. Quando l’Italia era spezzata in setti Stati, ed i barbareschi esercitavano la tratta anche sulle nostre spiagge, i nostri padri, costretti dalla loro impotenza, costituirono la società per la redenzione degli schiavi. Oggi siamo una nazione di 32 milioni di uomini e ben altro è il metodo da seguire per esplicare i nostri doveri e per farci rispettare. I nostri fratelli, fatti captivi ad Abba Garima, aspettano ansiosi un esercito liberatore, e le donne italiane, come al 1848, al 1860, dovrebbero ispirare coraggio per organizzare la vittoria... Scrivo a Lei, che so avere animo virile, affinchè consigli alle sue gentili compagne a mutare scopo al Comitato».

Il Comitato, infatti, aveva per fine l’aiuto materiale e morale alle madri italiane, orbate dei loro figli, caduti gloriosamente ad Abba Garima.


Occupazione di Càssala e suo abbandono. — Càssala, come si disse più sopra, era stata occupata brillantemente nel luglio del 1894. Tale occupazione era stata provocata dal fatto che i Dervisci la tenevano saldamente per servirsene come base d’operazioni contro gli Italiani della Colonia Eritrea. Ma Càssala, in base al trattato Hewett, l’avrebbero potuta occupare gli Abissini stessi.

Comunque, fatto sta che, durante il primo ministero Crispi, si erano intavolate trattative con l’Inghilterra per definire tale possesso, il quale era assai agognato dagli Inglesi, possessori in potenza, più che in atto, di tutto il Sudàn. Certo essi sostenevano che avevano in animo di salvaguardare gli interessi degli Egiziani e, per tanto, lasciavano in facoltà dell’Italia di occupare temporaneamente o meno la località in questione, salvi restando i diritti dell’Egitto ossia quelli dell’Inghilterra.