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terra, col suo grande buon senso ed anche per spirito di equità, avrebbe certamente rimediato, in qualche modo, addivenendo ad una transazione equa ed accettabile per entrambe le nazioni, i cui interessi in quei territori erano sempre stati comuni.

Càssala, adunque, conquistata ai Dervisci, nel 1894, fu ceduta agli Inglesi senza risarcimento alcuno, il 19 dicembre 1897, quando il Crispi, non più al potere, non poteva menomanente difendere gli interessi d’Italia.

Il generale Dal Verme, incaricato dal Di Rudinì di tale cessione, fece capire a Lord Cromer come «l’Italia non aveva alcun obbligo di abbandonare Càssala agli Inglesi». Ma, a queste parole, l’astuto delegato britannico, rispose senz’altro che voi Italiani «avevate fatto tanto per avere Càssala ed ora che ci siete, avete tanta premura di andarvene».

La risposta non poteva essere, al tempo stesso, più tagliente e più beffarda.

Ma — vien fatto di esclamare: all’on. Di Rudinì non bruciava il cuore per il sangue sparso dai soldati italiani e per le lagrime cocenti versate dalle madri italiane?

Ben a ragione, Cesare Cesari, a proposito dell’abbandono di Càssala, così si esprime:

«E ben lungi da ogni mira di rivendicazione, Càssala non potrà rimanere per l’Italia che un ricordo di gloria e nello stesso tempo di mestizia, perchè per essa caddero molti dei figli migliori e perchè una politica più ponderata e meno disinteressata avrebbe forse cambiata l’occupazione provvisoria del 1894 in una stabile residenza dopo il 1897, o rappresentato, quanto meno, un pegno di alto valore ben altrimenti compensato e compensabile» (pag. 94).


La Somalia Italiana. — L’attuale Somalia Italiana, territorio vasto circa due volte l’Italia, ebbe inizi quanto mai