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un retroterra di circa dieci miglia marine. Ma l’Italia ne prese possesso soltanto nel maggio del 1893.

La concessione aveva la durata di venticinque anni, rinnovabile poi per altri 50. L’Italia s’impegnava a versare per essi la somma di L. 270 mila, pari a 160 mila rupìe. Cotesta amministrazione fu assunta dalla Società Filonardi; il governo inglese ne prese atto.

La Società Filonardi vivacchiò per alcun tempo ed avrebbe fatta una triste fine, se al ministero Giolitti-Brin non fosse succeduto quello del Crispi il quale — come si è visto — era stato il vero creatore se non l’iniziatore della Somalia Italiana, di questa colonia indubbiamente ricca relativamente alle altre possedute dall’Italia; con tutto ciò che essa è costata meno assai di tutte le altre, in sangue e in danaro. Mercè il tempestivo intervento di Francesco Crispi, nel febbario del 1896, furono gettate le basi per la costituzione della Società anonima commerciale del Benadir (Somalia Italiana), la quale sorse a Milano quattro mesi dopo la battaglia di Adua. Appena costituitasi, i suoi dirigenti inviarono al Crispi la seguente lettera.

«Primo sentimento doveroso di questa amministrazione così costituita è di rivolgere un rispettoso saluto a V.E. al di cui alto appoggio è dovuta l’iniziativa dell’intrapresa. Possa il principio di colonizzazione da noi inaugurato dare quei soddisfacenti risultati che tutti ci ripromettiamo e che l’E. V. ha intuito allorchè se ne rese propugnatore.»

Abbiamo voluto riportare questo scritto perchè esso, anche per la data, indica chiaramente che, per l’Italia d’allora, fu gravissima l’abdicazione del Crispi dopo Adua. Certo egli vedeva molto lontano; forse, perchè credeva più fermanente degli altri nei destini della Patria italiana. La quale deve a lui, unicamente a lui l’attuale influenza che, se non è cospicua nel campo economico coloniale, lo è