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certamente in quello della civiltà e della politica di oggi e di domani.


Conclusione. — Il lettore che ci à benevolmente seguìto fin qui, attende senz’altro una conclusione circa quelli che noi, a ragion veduta, abbiamo chiamati i primi passi dell’Italia in Africa.

Obbiettivamente e serenamente parlando, si deve senz’altro ammettere che l’Italia di allora non era certamente matura per una grande, organica, fattiva espansione coloniale, per motivi evidentissimi. Perchè, in verità, l’Italia dell’immediato Risorgimento era troppo debole, troppo giovane, troppo inesperta per concretare piani imperialistici di espansione in Africa; tanto più che, oltre all’inesperienza ed al resto, essa non era florida in finanze. Dunque, era fatale che essa, venendo a competere con nazioni molto più agguerrite, potenti, astute ed immensamente più ricche, soccombesse.

Ma un modo di ragionare siffatto sarebbe unilaterale e non corrispondente alla verità storica. Infatti, se fosse vero questo, l’Italia avrebbe dovuto sempre soccombere, dinanzi a qualsiasi impresa coloniale; il che è falso, come lo dimostrano chiaramente i fatti e gli acquisti; i quali ultimi — tutto sommato — non furono disprezzabili.

Ad ogni modo, un fatto è certo; ed è che se Francesco Crispi avesse avuta la possibilità e l’energia di sbaragliare i suoi numerosi nemici ed avversari, che combattevano per un’Italia dimessa e quasi accattona, le cose sarebbero procedute ben diversamente. Perchè i vari partiti, che si avvicendavano al potere, essendo sempre gli uni contro gli altri armati, dimentichi spesso dei più vitali e supremi interessi della Nazione, non fecero altro che impedire di raccogliere migliori frutti dai non pochi e gravissimi sacrifici dovuti sopportare dalla giovane Nazione.