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Pagina:Macbeth.djvu/127

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124 MACBETH

Dal fiero scettro d’un ladrone oppressa!
Come, oh, come sperar men dolorosi
Giorni puoi tu, se il vero, il giusto erede
Della corona sé medesmo accusa
Di tali e tante iniquità, bruttando
La purissima fonte ond’ei procede?
Colui che vi fu padre era il migliore,
Era il santo dei re. La madre vostra
Stava più che sui piè sulle ginocchia;
E solea ciascun dì devotamente
Prepararsi alla morte. – Addio! Que’ vizj
Che non v’è grave confessar, cacciato
M’han dal loco natio! Mio cor, mio core!
Or sepolta, e per sempre, è la tua speme.
malcom.
Macduffo! Questo tuo nobile sdegno
Nato dal ver, fin l’ombra del sospetto
M’ha fugato dall’alma, e persuaso
Dell’onor tuo, della tua fede. Agguati
La perfidia infernal dell’oppressore
Troppi n’ha tesi, ond’io pieghi l’orecchio
Credulo ad ogni labbro. Or sia l’Eterno
Testimon fra noi due. Nelle tue mani,
D’oggi in poi mi confido; e ciò ch’io dissi
Simulando, rivoco. Il negro
Color di cui mi tinsi, e quale io sono
Tale io mi paleso. Ignora al tutto
Questi vizi il mio core; intemerat
Mi serbai l’innocenza; i beni altrui