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atto secondo 99


mettessi a correr, qual se avessi avuto

animo d’incontrarlo, assai piú innanzi?
Ma queste son tutte ciance. Sapete
voi cosa voglio?
Bruno.   Che comanda?
Orazio.   E quanto
prima si può?
Bruno.   Dica pur.
Orazio.   Che facciate
passare un mio saluto alla signora
Camilla, di cui v’ho parlato in casa
e insieme questo ventaglio, dicendo
che io mi fo pur lecito per la
novitá della moda, non ancora
arrivata fin qua, di presentarglielo.
Bruno.   Come signor? Non ha ella detto or ora
al signor padre esser contento affatto
del partito d’Aurelia?
Orazio.   I’ l’ho detto,
e torno a dirlo; l’ho veduta sí
bella che, aggiunto il portar seco molta
roba e ’l piacer di mio padre, sarebbe
fuor di ragione di non esserne; ma
credete voi per questo ch’io non voglia
veder giá mai altra donna e star sempre
in casa? Un poco di conversazione
è necessaria a tutti, e con niun’altra
mi sarebbe piú cara che con quella
sí disinvolta giovane.
Bruno.   Oimé, queste
— non l’abbia male — son cattive regole;
n’ho veduto degli altri far cosí,
e n’ho sempre veduto poco buoni
effetti. Chi non attende al suo, invita
gli altri ad attendervi e patisce spesso
quel che vuol fare, e di mal nasce male.