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atto terzo | 111 |
fra denti, senza articolar parola.
Talun sen terrá offeso, sai?
Orazio. Avrebbono
gran torto; al niente rispondo col niente.
Leandro. Ma pensiam ora a ciò che importa; io spero
che il bel regalo mandato e l’ufizio
di tuo cugino avranno rimediato
a quella mala grazia che facesti
con Aurelia e con Massimo; or vien meco
dove t’ho detto, ché in pochi momenti
sarai libero.
SCENA II
Antea e Vispo, poi Aurelia e Trespolo.
stia per uscir; veggo alla porta Trespolo
allestito.
Antea. Va dunque e dille tosto
che, se non l’è d’incomodo...
Vispo. Ecco, ell’esce.
Aurelia. Qual fortuna è la mia di riscontrarmi
nella mia stimatissima padrona!
La riverisco ossequiosamente.
Antea. Anzi la mia è gran sorte di vedere
l’arciriveritissima signora
Aurelia; me le inchino tutta quanta.
Aurelia. Rinnovo le mie parti.
Antea. Ed io le replico.
Vispo. Signor Trespolo, anch’io me gli sprofondo.
Trespolo. Signor Vispo, ed io faccio ancora peggio.
Antea. Come le dá fastidio il caldo?
Aurelia. Certo