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atto terzo | 117 |
SCENA IV
Camilla e Vispo, poi Massimo.
per tutti i conti starebbe accasata
con sÌ garbato giovane! Mi pare
che il poverin sia cotto, ella però
potrá condurlo ove vorrá.
Massimo. Trattengasi
un momento, signora, e mi dia campo
di praticar con lei gli atti del mio
rispetto, esercitando le funzioni
della mia servitú.
Camilla. Come improvviso
m’arriva, signor Massimo.
Massimo. S’accostano
l’ore felici e da me sospirate.
Or or Leandro ed Orazio saranno
in mia casa a soscrivere e ultimare
ogni cosa. Però non sará piú
ritardo alcuno a’ desideri miei,
e potran parimente effettuarsi
le nostre nozze.
Camilla. Di ciò ella ben sa
ch’io lascio ogni pensiero alla signora
madre.
Massimo. Va bene, ma convien però
che c’intervenga anche il consenso suo
e ’l suo piacere; e quando non potessi
lusingarmi che il genio suo ugualmente
ci concorresse, io non potrei godere
della mia sorte, né sarei contento,
tuttoché possessor d’un tal tesoro.