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atto quarto 127


nostra un mercante, cui per ora è stato

spedito.
Aurelia.   E quello senza dubbio, è quello.
Nuova invenzion, d’avorio tutto, nastro
d’argento; di qua forse nasceranno
le stravaganze. In grazia, come chiamasi
il mercante che tien galanterie
sií bizzarre?
Camilla.   Non so, non gli conosco
questi mercanti.
Aurelia.   Quanto costa? Io credo
l’abbi avuto a buon prezzo.
Camilla.   Né pur questo
le posso dir, perché lascio che ci
pensi mia madre.
Aurelia.   Le fa fresco o caldo
questo ventaglio?
Camilla.   Parle forse pesi
alquanto?
Aurelia.   Or pigli pur, lo tenga caro.
Signor zio, in grazia di quel bel ventaglio
io penso che mandiamo alla malora
i nostri matrimoni.
Massimo.   O gran faccenda!
Perch’è alquanto scialoso e parvi che
si avvezzi a spender troppo. Non importa,
non importa. Allorché sará mia moglie,
porterá quel che a me parrá.
Aurelia.   Ma ella
non è ancora informata, come quello
è un regalo che il mio signore sposo
ha fatto alla sua signora sposa.
Massimo.   O cosa vienvi in mente!
Aurelia.   Vienmi in mente
ciò ch’è fuor d’ogni dubbio. Stamattina,
quando Leandro mi parlò delle cose