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atto primo | 9 |
Polifonte. E l’ucciso?
Adrasto. Nol so, perché il suo corpo
gettato fu dentro il Pamiso ch’ora
gonfio e spumante corre, né presente
al fatto io fui; ma il reo no ’l niega. Al loco
dove tuttora, o re, tu con le squadre
dei cavalier di soggiornar m’imponi,
recato fu che al ponte indi non lunge
rubato s’era pur allora e ucciso
un uom, e che il ladron la via avea presa
ch’è lungo il fiume. Io, ch’era a sorte in sella,
spronai con pochi e lo raggiunsi. Alcune
spoglie, ch’ei non negò d’aver rapite,
fede mi fèr ch’al sangue altro che vile
aviditá noi trasse; al rimanente
non credi ciò, se al suo sembiante credi:
giovane d’alti sensi in basso stato
ed in vesti plebee di nobil volto.
Polifonte. Fa ch’io ’l vegga. (Adrasto parte)
Merope. (in disparte) Costui forse delitto
lo sparger sangue non credea, ove regna
un carnefice.
Ismene. Al certo s’ogni morte,
s’ogni rapina Polifonte avesse
col supplicio pagata, in questa terra
fòran venute meno e pietre e scuri.
SCENA III
Adrasto con Egisto e detti.
Merope. Mira gentile aspetto.
Polifonte. In cosí verde etá si scelerato!