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158 le cerimonie


Antea.   Mi fate ridere:

nnanzi al fatto c’è rimedio sempre.
Voi non l’avete sposata per anco
Aurelia.
Orazio.   No, ma quanto manca?
Aurelia.   (rivoltandosi ancòra) Ancóra
non se ne sbriga?
Antea.   Io mi rallegro molto
con lei, signora Aurelia; il suo sposo
non è rozo altramente, conte è stato
detto, in materia di cerimoniale.
Complisce ora con noi molto graziosa‐
mente.
Aurelia.   N’ho molto gusto, ma non vogliono
i complimenti esser troppo lunghi.
Antea. Ma vien perché ci son anch’io, né voglio
ch’ei mi ci faccia star.
Leandro.   Quella riserva
non mi par necessaria in questo caso.
Massimo.   È clausola ordinaria; ma se vuole
che si tralasci, non importa. Aurelia
per altro ha caro si metta, non è
vero?
Aurelia.   Mi par ci stia bene; però
signor zio, faccia lei.
Orazio.   Piacesse al cielo
ci fosse modo.
Antea.   Il modo, Orazio, è in pronto
Se non avete ancor sposata quella,
sposate questa in quest’istante. Datele
la fede ora e la mano, e sará fatto
il becco all’oca.
Orazio.   O che propone mai!
Che sarebbe di poi? come potrei
salvarmi da mio padre?
Antea.   Vostro padre