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atto primo | 173 |
Ermondo. Credete voi
che, s’io stringessi il negozio e volessi
venir tosto a le nozze, ella gustasse
il progetto?
Despina. Del suo gustare io non
le saprei dar notizia, ma guardinga,
cauta e restia per sua natura è molto.
Ermondo. Fatele intender bene, come quando
occasion si presenta ad una figlia
che sia propizia, ella dée tosto accedere.
Se di me non fa conto, io v’assicuro
sen pentirá; per suo bene e per mio
non lasciate però di darvi ognora
dei movimenti. Ersilia, se ben giovine,
sa il suo mondo; esortatela però
acciocché faccia uso e metta in opera
il suo genio.
Despina. Cred’ella dunque che
abbia vèr lei cosí gran genio?
Ermondo. Eh voi
non intendete, vuol dire il suo ingegno.
Despina. Con sua grazia, signore, io men vo a casa
È soverchio piú a lungo mi ragioni,
perché la mia ignoranza fa ch’io poco
comprenda quel che dice.
SCENA IV
Aliso, Ermondo.
datemi ora licenza — ve ne supplico —
di dirvi quel ch’io sento: converrebbe
che procuraste di adattarvi alquanto