Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/207

Da Wikisource.

atto quarto 201


ce n’erano due in sala, ma una cadde

sgraziatamente e andò in pezzi.
Alfonso.   Fi, fi,
ella non entra nel mio senso
. Or dicami:
c’è qui chi si diletti di medaglie?
Fazio.   Intende, penso, di medaglie antiche.
Alfonso.   Sí, vostra signoria.
Fazio.   Ce n’è piú d’uno.
Alfonso.   Ho veduto un che se ne mela e m’ha
mostrato un medaglione molto spesso,
ma ne dubito. C’è qui qualche bella
serie di mezzan bronzo e di gran bronzo?
Fazio.   Per questo poi converrá andar da chi
lavora in ferro e in rame.
Alfonso.   E come stiamo
d’imprimeria?
Fazio. Vuol dire: imprimitura?
Alfonso.   E troverò chi faccia de’ be’ tagli?
Fazio.   So d’un chirurgo che ne ha fatto un ieri,
che non è troppo bello.
Alfonso.   Intendo: tagli
dolci.
Fazio.   Diamin chi taglia dolce?
Alfonso.   Intagli,
stampe. Non gusta il linguaggio alla moda?
Pur corre in oggi fra i puliti; un piede
e un pollice or vuol dire un piede e un’oncia,
e non il dito della mano.
Fazio.   Io giá
mi son accorto ch’ella parla appunto
come uno de’ nostri cittadin di qui,
ch’essendo stato due o tre mesi fuori,
non sa conoscer piú le nostre carte
e non vuol piú spade, danari o coppe,
ma trifoli e carotte, e la bassetta
ricusa e parla sol di faraone,