Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/243

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io ragionar potrò con la mia ninfa,

e scoprir se piu in lei vive l’affetto.
Giá noi debbo sperar, ben so che al vento
sen van gli affetti de’prim’anni acerbi;
troppo di rado avvien che adulta donna
d’un fanciullesco amor memoria serbi.
Dimmi, Amore:
in quel core
vive il mio nome ancor? Ahi, troppo spero.
Delle dure
mie sventure
fòra troppa mercede un suo pensiero.

SCENA XII

Narete, Licori ed Elpina.

N A RETE. Vieni, gran meraviglia

debbo narrarti, o figlia:
nel folto di quel bosco alcune piante
ho vedute pur or di note impresse,
ed ho veduto in esse
di Licori e d’Osmino
scólti ed intrecciati in mille guise i nomi.
Licori.   O che mi narri tu !
Ei.pina. Coni’esser puote?
Licori.   Qual mai ferro gl’incise?
Elpina.   Qual mano segnò mai si fatte note?
Narete.   E di piú Sciro Sciro in cento tronchi
agli occhi si presenta.
Elpina.   Alcun altro infelice
forse da nostre spiagge
in schiavitú fu tratto a questi lidi.
Licori.   Forse l’istesso Osmino,
dai traci involator condotto intorno,
fece anche qui soggiorno?