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SCENA VII

Morasto, poi Licori.

MorasTO. Mio cor, non è piu tempo

di starsi neghittosi ; a tutto rischio
tentar si vuol di por Licori in salvo
da la costui fierezza e da l’orgoglio.
Ma non vien ella da questa parte? Amore,
m’assisti tu, ch’ór palesarmi io voglio.
Ninfa, leggiadra ninfa, al fin non posso
tener piú chiusa la mia fiamma in seno;
sappi dunque ch’io t’amo e che il mio ardore
sol con la vita mia può venir meno.
Licori.   Cosi dunque degg’io,
il’ogni parte infestata,
aver perpetua noia?
Morasto.   Anzi diletto e gioia
recarti intendo.
Licori.   Ciò non altrimenti
tu conseguir potrai
che lasciandomi in pace.
Morasto.   Ferma se’ forse non mi amar giá mai?
Licori.   Ferma qual quercia antica in alto monte.
Morasto.   E pur tu m’amerai fra pochi istanti.
Licori.   Forse in animo hai tu d’usar gl’incanti?
Morasto.   Ma che dico amerai, se giá tu m’ami?
Licori.   Or veggo che sei folle e che deliri.
Morasto.   E m’ami allora piú che piú t’adiri;
e se mi scacci, è sol perché mi brami.
Licori.   Colgami la saetta, s’io ti bramo.
Abborron Lagne il lupo, i lupi il veltro;
ma piú ’l mio cor chi d’amor parla aborre.
Morasto.   Dolci lusinghe e teneri sorrisi