Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/27

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atto secondo 21


egli allor si mostrò; non può negarsi

che diverso è pur troppo il suo costume.
Euriso.   Ma gioverebbe in questo caso a lui
piú ’l divulgar che l’occultare il fatto
per troncare a chi l’odia ogni speranza.
Merope.   Non giá, ché troppo il popol questa nuova
atrocitá commoverebbe a sdegno.
Euriso.   Ma come vuoi ch’egli abbia or di repente
scoperto il figlio tuo?
Merope.   Chi de’ tiranni
può penetrar le occulte vie? Fors’anco
sol per spogliarlo il rio ladron l’uccise,
e dipoi s’è scoperto.
Euriso.   Or io di questo
labirinto, che tu a te stessa ordisci,
spero di trarti in breve. Avrá fra poco
Adrasto assai mestier dell’opra mia;
non fia però che a compiacermi io ’l trovi
restio: lascia che seco i’ parli e trarne,
mia reina, ben tosto io ti prometto
quanto basti a chiarirci.
Merope.   Ottimo in vero
è tal consiglio; fallo dunque, Euriso;
ma fallo tosto, non frappor dimora.
Euriso.   Non dubitar, ma in tanto ne’ tuoi danni
non congiurar tu ancor con la tua sorte
e non crearti con la mente i mali.
Merope.   O caro Euriso, i’ veggio ben che questo
nulla è piú che un sospetto; ma se ancora
fosse falso sospetto, or ti par egli
che il sol peregrinar del mio Cresfonte
mi dia cagion di dover esser lieta?
Rozzo garzon, solo, inesperto, ignaro
de le vie, de’ costumi e dei perigli,
ch’appoggio alcun non ha, povero e privo
d’ospiti, qual di vitto e qual d’albergo