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26 | la merope |
a mio piacer trar mi saprá, sol ch’io
potessi pria del figlio e di sua vita
contezza aver.
Ismene. Aggiunse che quel reo,
sol perché in suo favor piegar ti vide,
ei da morte assicura.
Merope. Or vedi, Ismene,
s’occulto arcano è qui? Qual nuova cura
di secondar con animo sí pronto
un lampo di desir che in me tralusse?
Ismene. Ecco Euriso che torna e con sereno
sembiante; ei ti previen di giá col riso
qual uom che porta in sen liete novelle.
SCENA VI
Euriso e detti.
ti trarrò pur d’affanno. Oh se d’ogn’altro
trar ti potessi in questo modo un giorno!
Merope. Tu mi rallegri, Euriso: e che mi rechi
di cosí certo?
Euriso. Io con Adrasto appena
a parlar cominciai che venni in chiaro
come l’ucciso dal ladrone al ponte
il tuo figlio non fu.
Merope. Grazie agli dèi,
da morte a vita tu mi torni; e pure
cresceva in me il sospetto. Or quai di questo
aver potesti tu si chiare prove?
Euriso. Io ten dirò una sola: il tuo Cresfonte.
nodrito in umil tetto e qual di servo
figlio tenuto, in basso arnese è forza