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318 dell’iliade di omero


ci dará, ben tre volte e quattro il danno
170di compensare a te fia nostra cura. —
Replicò il re Agamennone: — Non crederti,
benché si bravo, o a’ dèi conforme Achille,
con questo tuo bel modo a voglia tua
d’aggirarmi; l’intento non avrai
175né persuader mi lascerò. Vuoi dunque
per ritenerti tu la tua mercede,
spogliar me de la mia? Tu giá comandi
che colei per me rendasi; farollo,
s’altro che sia daranno a me gli achei
180di mio eguale piacer, di pregio eguale;
ma se noi danno, io prenderolmi, io stesso
o il tuo premio o d’Aiace o quel d’Ulisse
verrò a tórmi, ed allora poi dorrassi
quegli a cui me ne andrò. Ma di cotesto
185parleremo altra fiata; or negra pure
gettiamo nave in mar e i remiganti
collochiamvi raccolti ed ecatombe
vi si metta e Criseide istessa poi
guancifiorita ascendavi; de’ capi
190o l’uno o l’altro, o Aiace, o Idomeneo,
o ’l saggio Ulisse, o tu che sopra tutti
terribil sei, Pelide, a la condotta
presieda e il nume a noi lungivibrante
benigno al fin sacrificando renda. —
     195Bieco mirollo allora Achille e disse:
— O d’impudenza armato e di volpina
mente! Or come tra noi trovasi mai,
per compiacere a te, chi negli aguati
o ne le zuffe oprar la man consenta?
200Impercioché per li troiani io certo
qua non men venni a guerreggiar, ché in nulla
m’offeser mai, né a me cavalli o armenti
carpirono, né in Ftia pingue, ubertosa
toccaron frutto, mentre molti e molti