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canto primo 319


205framezzan monti ombriferi e mugghiante
pelago; ma te sol tutti, te solo,
o sfrontato, seguiam per farti lieto
con punire i troian, di Menelao
in grazia e di te ancor, ceffo di cane,
210che non ci hai punto di rispetto e il premio,
che a me diedero i greci e per cui molto
sudai, minacci di rapirmi. In vero
uguale al tuo premio io non ho giá mai,
se ostil cittá di popol piena accade
215di depredar; ben la mia man d’ogn’aspra
mischia gran parte fa, ma se a le parti
viensi, molto maggior ti tocca ed io
con picciol premio, se ben caro, ai legni
soglio tornar di battagliar giá stanco.
220Ora io men vado a Ftia, ché meglio è molto
con le rostrate barche a le sue case
girsen, che stando qui con poco onore
le mie lasciarti dissipar sostanze. —
     Replicò il re Agamennon: — Fuggi pure
225se voglia n’hai; perché, rimanga al certo,
prieghi io non ti farò, che onor mi faccia
non però è per mancare, e sopra tutti,
Giove. Fra tutti i re non ho il piú avverso
di te, poiché contrasti e liti e risse
230t’è caro ognor di suscitar. Se forte
di molto sei, dal ciel tal dono avesti;
va non per tanto co’ compagni tuoi
e con tue navi; a’ mirmidoni impera,
ch’io né curo di te, né di tuo sdegno
235fo caso. Anzi odi omai: giá che il dio Apollo
toglie Criseida a me, qual con mia nave
e con mia gente or or spedisco, io stesso
n’andrò a la tenda e il premio tuo, la bella
Briseide prenderò, perché t’avvegga
240quant’io di te maggior mi sia, né altri