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326 dell’iliade di omero


del pelago si stava. Prontamente
del bianco mar, qual nuvoletta, alzossi
e innanzi al lagrimante assisa alquanto
con mano il carezzò, chiamollo a nome,
460indi gli disse: — Perché piangi, o figlio?
Qual t’assalse dolor? Dillo e nel cuore
noi mi celar, perché il sappiamo entrambi. —
Profondamente sospirando allora
cosi rispose il piéveloce Achille:
465 — Tu il sai; ché dirlo a te cui tutto è noto?
A Tebe, sacra d’Eczion cittade,
n’andaimno e saccheggiatala, le spoglie
qua recammo e tra’ greci a giusta lance
divise fur, scelta Criseide bella
470per Atride. Ma Crise, del saettante
da lungi Apollo sacerdote, ai snelli
de le caterve ferrocinte abeti
per liberar venne la figlia e immenso
seco riscatto avea, portando in mano
475d’Apollo arciero la corona e insieme
l’aurato scettro: i greci tutti e i due
pregava, piú che altrui, del popol duci.
Gli altri allor favorir tutti, parlando
il sacerdote rispettare e i doni
480prendersi doversi egregi; ma non piacque
giá questo a Agamennon, ché bruscamente
anzi cacciollo ed aspri detti aggiunse.
Sdegnato il vecchio se n’andò ed Apollo
sue preghiere esaudí, però ché accetto
485gli era di molto, e orribil contra’ greci
scoccò saetta, ond’ivan folte a terra
le genti ed ampiamente in tutto il campo
volar gli strali. A noi di Febo arciero
spiegò profeta i vaticini, ed io
490esortai primo di placare il nume;
ma infiammò sdegno Atride, onde in pié sorto