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canto secondo 351

565negli ornati di fior scamandrii prati
senza numero. Quante foglie o fiori
ha primavera, over di mosche torme
erran di maggio in pastoral capanna
quando si versa ne’ suoi vasi il latte.
570tanti contra i troian chiamati achivi
stavan nel campo ad avventarsi pronti.
Questi, come i caprai le spesse gregge
distinguon separando, allor che insieme
si mischiano ne’ paschi, da’ lor duci
575si ordinavan qua e lá per la battaglia;
Agamennone re tra loro, il capo
e gli occhi al dio fulminator sembiante,
il cinto a Marte ed a Nettuno il petto.
Qual ne l’armento spicca esimio toro
580che sopravanza gli altri buoi, quel giorno
tal fra gli eroi da Giove il re fu reso.
     O Muse che nel cielo albergo avete
ditemi or voi, ch’essendo dèe, presenti
a tutto foste ed a cui tutto è noto
585lá dove non solo per fama udimmo,
quai fur de’ greci i prenci e i duci. Il nome
de’ popolari e i fatti addur non penso,
né potrei, benché dieci lingue e dieci
bocche avessi e di bronzo petto e voce,
590se pur l’olimpie Muse a Giove figlie
non rammentasser quanti furo a Troia.
I.e navi tutte sol dirò e i lor capi.
     Penéleo Leito Arcesilao Protènore
e Clonio imperavano a’ Beozii
595ch’abitavano in Iria e in la sassosa
Aulide e Scheno e Scolo ed Eteona
boschiva, Tespia, Grea con Micaleso
aprica e a quelli ch’abitavan Arma,
Ilisio, Eritra, Peteòna ed Ila
600con Eleòna, Ocálea e Medeone