Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/365

Da Wikisource.

canto secondo 359


avean per capi d’Esculapio figli,
medici insigni, Macaone e Poda855lirio:
trenta con essi ornate navi.
     Ma a quei che stavano in Ormenio e al fonte
d’Iperia e in Asterio e di Titano
su l’albe cime, Euripilo era duce,
d’Evemon chiaro figlio che quaranta
860al suo séguito avea neri navigli.
     Quei che Argissa teneano, Orta, Girtona,
Eleone e Olossona biancheggiante
da Polipete impavido eran retti
prole di Piritóo, de l’immortale
865Giove figlio. A Piritoo Ippodamia
lo partorí, quand’ei le fiere irsute
sgombrò dal Pelio e fin negli eticesi
le cacciò. Duce non giá sol: Leonteo
germe di Marte erane ancor, del forte
870Carone di Ceneo feroce figlio.
Seguian questi quaranta negre navi.
     Ma conduceane ventidue da Cifo
Guneo, cui gli enieni e i bellicosi
perebi seguitavano che intorno
875a la vernai Dodona han freddo albergo,
e quei che son sul Titaresio ameno
che nel Peneo le sue bell’acque spinge,
né con l’argento del Peneo si mischia,
ma galleggia com’olio e sopra scorre,
880perché de la giurata Stige è un rivo.
     A’ magneti, che intorno al bel Peneo
ed al Pelio frondoso aveano sede,
Protoo era duce, di Tentredon figlio:
quaranta seco avea navigli neri.
     885Questi de’ greci i prenci erano e i duci.
Ma qual di loro primeggiasse e quali
tra i destrier che seguir gli Atridi, o Musa,
narrami. Prevalean le fereciadi