Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/402

Da Wikisource.
396 dell’iliade di omero


565Ma ai cari genitor mercé non rese,
che troppo il viver suo fu corto. Aiace
gran cuore con sua lancia lo trafisse;
mentre vèr lui venia, traforò il petto
a la destra mammella e il ferro acuto,
570penetrando per l’omero, da l’altra
parte uscí. Cadde a terra in fra la polve,
qual pioppo presso alta palude nato,
liscio in fondo e di rami in alto adorno,
cui cocchifabbro con lucente ferro
575tagliò per farne ad un bel cocchio rota,
piegandolo d’un fiume in su la riva
perché del tutto inorridisca, giace.
Tal Simoisio d’Antemione figlio
steso fu a terra dal bennato Aiace,
580ma contra questo Antifo ornatusbergo
Priamide tra il folto de la turba
asta acuta lanciò. Gli falli il colpo
e in iscambio d’Ulisse il fido amico
Leuco, che un morto allor traeva, colse
585nel pettignone, onde gli cadde appresso
e quel corpo di man gli usci. Grand’ira
nel cor d’ Ldisse allor s’accese. In prima
fronte di ferro risplendente armato
se n’andò e ben presso la lucente
590asta scagliò, osservando attorno. Addietro
diero i troiani al suo vibrar, né a voto
andò il colpo, poiché Democonte
colpito ne restò, bastarda prole
a Priamo, il quale con destrier veloci
595venut’era da Abido. Irato Ulisse
lo feri ne la tempia e passò a l’altra
la cuspide, talché gli occhi ben tosto
s’ottenebraro. Risonò cadendo
e sopra lui rumor fecero l’armi.
600Le prime file e ’l chiaro Ettore ancora