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60 la merope


Che di’ tu mai? Qui tra le fauci a morte

sempre sarò; vuol Merope il mio sangue.
Polidoro.   Anzi ella il sangue suo per te darebbe.
Egisto.   Se giá due volte trucidar mi volle!
Polidoro.   Odio pareva, ed era estremo amore.
Egisto.   Me n’accorgeva io ben, se il re non era.
Polidoro.   Ma non t’accorgi ancor ch’ei vuolti estinto.
Egisto.   Se dall’altrui furore ei mi difese!
Polidoro.   Amor pareva, ed odio era mortale.
Egisto.   Padre, che parli? Quai viluppi e quali
nuovi enigmi son questi?
Polidoro.   O figlio mio,
o non piú figlio, è giunto il tempo omai
che l’enigma si sciolga, il ver si sveli,
giá t’ha condotto il fato ove non puoi
senza tuo rischio ignorar piú te stesso.
Perciò nel primo biancheggiar del giorno
a ricercarti io venni; alto segreto
scoprir ti deggio alfin.
Egisto.   Tu mi sospendi
l’animo, sí che il cor mi balza in petto.
Polidoro.   Sappi che tu non se’ chi credi; sappi
ch’io tuo padre non son. Tuo servo i’ sono;
né tu d’un servo, ma di re sei figlio.
Egisto.   Padre, mi beffi tu? scherzi, o ti prendi
gioco?
Polidoro.   Non scherzo no, che non è questa
materia o tempo da scherzar; richiama
tutti i tuoi spirti e ascolta: il nome tuo
non Egisto. è Cresfonte. Udisti mai
che Cresfonte giá re di questa terra
ebbe tre figli?
Egisto.   Udillo, e come uccisi
fur pargoletti.
Polidoro.   Non giá tutti uccisi
fur pargoletti, poiché il terzo d’essi
se’ tu.