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atto primo 79


voi? Io ne son allegro molto bene

e pruovo quel contento ch’è dovere
in tal caso. Vero è, negar nol posso
che un non so che di dolor, di sospetto
ci si frammischia ancora. O Bruno, voi
non sapete la vita ch’io facea
in Parigi: mio zio, presso del quale
io stava, era uom dolcissimo; lasciavami
tutta la mia libertá. Non so se
il signor padre sará dell’istesso
umore. Oltre a che nelle grandissime
cittá troppo piú piacer si hanno
che in le mezzane, com’è questa nostra.
Non poco ancor mi dá pensiero questo
volermi accasar súbito. Che fretta
di legarmi? E mio padre, che ha da sé
fatta l’elezione, avrá — mi penso —
guardato al tuo interesse piú che al mio.
Non mi sa anco piacere questo nome
di vedova.
Bruno.   Orsú, stia di buon animo,
lo le prometto che svanirá subitamente
ogni sua tristezza, quando vegga
la persona: una vedova di venti‐
quattr’anni, fresca e ritondetta come
rosa, che suol mettersi tosto in campo,
ovunque di bellezze si ragioni.
Orazio.   Basta, vedremo. Ora io non vo’ piú
star qui, né aspettar altro. Andate voi
e vedete che sia; io troverò
da me la casa, e al peggio andar chi ha lingua
in bocca va fino a Roma.
Bruno.   Dispiacemi
non ritrovarmi al primo accoglimento,
e poiché ho avuto sorte di condurla
così felicemente, non poterla