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libro settimo | 259 |
e se la novità de’ luoghi novità partorì di motti. La nostra iscrizione, benchè nuova anch’essa, è però molto più Romana, e molto più accordata con la figura d’altre di que’ tempi. Nudi nomi di città, senza titolo ili Colonia, scritti a disteso nel contorno in Latino, oltre a quel di Roma, ch’è così frequente in ogni tempo, veggonsi in Traiano di Babilonia, in Adriano e in Antonin Pio d’Alessandria, in Massenzio di Cartagine, in Costante di Bologna nel Belgio, di Ticino in tempo di Giustiniano, di Ravenna in tempo di Foca. Memorie degli edifizj son frequentissime nelle medaglie, e il Rite Condita spira sincerità e verità a chiunque sia delle antiche forme imbevuto, e dell’ignoranza de’ falsarii ben inteso.
Rinunziato da Diocleziano e da Massimiano nell’anno 305 l’Imperio per ritirarsi a vita privata, dichiarando nell’istesso tempo Augusti Costanzo Cloro e Galerio, e Cesari per insidiosa machinazione di Galerio medesimo Severo e Massimino, vili persone e quasi ignote, in vece di Costantino c di Massenzio figliuoli di Costanzo e di Massimiano, fu dato l’Occidente a Costanzo, e quinci l’Italia a Severo. Mancato Costanzo di vita, e proclamalo Imperador da’ soldati Costantino, ch’era in Britannia, Massenzio nel 306, avendo dalla sua i soldati Pretoriani, fece sollevar Roma contra Severo, e si fece gridare Augusto. Venne Severo da Milano per combatterlo, ma restò abbandonato, e per fine ucciso: venne anche Galerio in Italia con pensiero di prender Roma; ma quando la vide, nè pur ebbe animo d’as-