Pagina:Mainati - Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino, Trieste, Marenigh, 1828.pdf/16

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culis a rondolòm e se 1 zotolèuem, e po quand che jera sechia zièuem insieme im marina a ingrumà narìdulis. Quanti agn hasto?

Zu. Hai montà in disdòt.

D.ª Pas. Sòsto maridà?

Zu. No aimò, som massa zòuem. Hai prima de pensà per meia sor.

D.ª Pas. Quanti agn la pol hauè toua sor?

Zu. La ghe n’hau sèdis.

D.ª Pas. La xe biela?

Zu. Ze sai mi. No me ne intiènd.

D.ª Pas. Quand pènsisto de maridala?

Zu. Quand che la uorà lei.

D.ª Pas. No l’hau nissùm moròs?

Zu. Nò, nissùm.

colle noci facendole correre giù per una tavola, e all’altalena; e poi quand’era bassa marea andavamo assieme alle secche della marina a raccogliere chioccioline. Quanti anni hai?

Gio. Sono entrato nei dieciotto.

D.ª Pas. Sei ammogliato?

Gio. Non ancora. Sono troppo giovane. Ho da pensare prima per mia sorella.

D.ª Pas. Quanti anni può avere tua sorella?

Gio. La ne ha sedici.

D.ª Pas. È bella?

Gio. E che ne so io. Non me ne intendo.

D.ª Pas. Quando pensi darle marito?

Gio. Quando a lei piacerà.

D.ª Pas. Non ha nessun giovane che l’amoreggi?

Gio. Nessuno.

  1. Se zotoleuem. Per fare questo giuoco, fermavano i due capi d’una corda ad una trave in alto: nel centro della corda mettevano una tavola, dove andava a sedere una ragazza, e un’altra, dava il moto alla corda la quale andava ondeggiando da una parte e dall’altra e così facevano a vicenda. Questo giuoco si faceva per lo più alla porta della casa. A questo giuoco delle ragazze, non intervenivano ragazzi.