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lo spiazzo di gòmbaro. 19

Ma chi ci avrebbe detto che, pochi anni da poi, abbandonate le terre venete dagli austriaci, noi saremmo entrati in amicizia con loro e ci saremmo volti alla Germania, sdegnati delle continue spavalderie della Francia? — Mutabili ragioni della politica!

Dallo spiazzo di Gòmbaro, così detto questo basso sito, spingendo lo sguardo sull’alta soprastante ripa a sinistra, vedi una scena di vegetazione robusta e selvaggia; alberi fronzuti di verde cupo; cespi e cespugli; lunghe, moltiplici e intralciate rama; e l’aria scende fresca dalla corrente del fiume, che rompe con fragore sue acque negli alti fianchi della montagna. Non potendo costeggiare il Màllero e salire, conviene pigliare l’erta via a destra, che fa capo a quella comoda e carreggiabile, per cui vassi a Mossino. Qui la scena si dipinge più vaga e dolce, e si aspira una auretta irrequieta, acre e, per la copiosa quantità de’ vapori del fiume, quasi pesante. A destra, la vaga collina di Ponchiera, ridente per viti festose e pompa d’alberi fruttiferi; donde superiormente si sovraggiudica il forte di Sondrio, ormai inutile avanzo di vecchie ragioni militari; — e, a pie’ di questo, proprio alle falde della rupe, l’amena e piccola metropoli della Valtellina, che, sebbene ci tenga, non ha certo molti fasti per