Pagina:Maineri - Ricordi delle Alpi.djvu/87

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una sventurata. 83


Quello che mi sentii dentro a tant’esemplare rassegnazione, non lo dico; lo lascio comprendere a ogni cuore gentile. — Mi frugai in tasca e, cavatene alcune monete, le lasciai cadere nella destra della sventurata, che se la recò tosto al petto come avesse avuto da custodire un tesoro. Volle balbettare non so che cosa, ma la piena degli affetti ne la turbò: udii solo queste pietose parole:

— Pregherò Dio per lei e per la sua signora (indicando mia sorella), e da’ suoi occhi si videro tremolare due lagrime, che, ingrossate, caddero a inumidirle le guancie.

In questa, ecco affacciarsi alla porta del tugurio una fanciulla di dodici anni circa; ma siccome io le voltava il dorso, non m’accorsi del suo arrivo, che per l'agitazione visibilmente gioconda della malata. Mi volsi, ed ecco la Nellina (ch’era proprio lei) starmi dinanzi tutta piena di tema e ritrosia, come per lo più si dimostrano i ragazzi de’ contadini alla vista d’un forestiero.

La madre accennò di avanzarsi; ma essa non sapeva smettere la diffidenza: con occhio avido dava occhiate alla madre ed a me, avanzando sempre di qualche passo.

— Vien qui, vien qui, Nellina, profferì la donna, non aver mica paura; vedi, son buoni signori che ci vennero a trovare, e ci hanno