Pagina:Malombra.djvu/241

Da Wikisource.
 
— 237 —
 


Nepo era inquieto. Non parlava, ma si moveva di continuo, guardava qua, guardava là, crollava la testa per iscuoter via l’occhialino che non aveva più; tuffò due o tre volte i piedi nell’acqua per andare di sasso in sasso in mezzo al torrente a spiar il ritorno della barchetta. Quando fu discosto, Marina disse sotto voce a Edith, accennando il Ferrieri:

— Anche lui, eh, con i suoi modi di gentiluomo! Ho capito quando siete usciti di barca. Tutti eguali.

— È una vergogna, una vergogna! — disse la giovinetta fremendo.

— È stato molto audace?

Edith arrossì. — Chi mi manca di rispetto solo per un momento, e con il menomo atto, è molto audace — diss’ella.

— Signor Ferrieri, — disse Marina ad alta voce.

Il Ferrieri si voltò. Voleva parere impassibile e non poteva.

— Favorisca discendere dalla contessa Fosca, che si annoierà molto. La signorina ed io scenderemo dopo, col ragazzo, probabilmente da un’altra parte.

V’era nella voce vibrante di Marina il risentimento involontario della donna che coglie un uomo, anche indifferente, ai piedi di un’altra.

Il Ferrieri s’inchinò e partì.

— Non si usa fare quello che ho fatto io adesso — disse poi Marina a Edith. — Appena un vecchio chaperon lo farebbe. L’ho fatto per lei, perchè Ella non abbia più a trovarsi con quel calvo Lovelace che Le mette tanto ribrezzo; e perchè qualche volta non m’importa di quello che si usa.

— Grazie — rispose Edith.

La barchetta ritornò con i commendatori.

— Conte! — disse Marina.

Nepo fu per rispondere — Contessa! — ma non fece che aprire le labbra ed entrò, dopo Marina, nella barchetta.